Su gentile invito del responsabile Antonio Zoncheddu, che ringrazio, mercoledì 23 maggio 2018, presso
la Sezione Fotografia del Circolo Universitario Genovese, ho presieduto un
incontro dedicato alla fotografia stenopeica.
Nella prima parte
ho fatto alcuni cenni storici sulle origini della camera oscura e sull’impiego
del foro stenopeico.
Fin dai tempi antichi era noto il fenomeno ottico
che sarebbe stato chiamato camera obscura,
ossia la proiezione di una immagine su una parete di una stanza oscurata
attraverso un piccolo foro denominato stenopeico, praticato sulla
parete opposta. In tal modo la scena esterna poteva essere visibile all’interno
della camera, capovolta ed invertita lateralmente.
Illustrazione che registra l’eclissi
solare del 24 Gennaio 1544 eseguita dallo scienziato Rainer
Gemma Frisius nel 1545
Le prime idee risalgono al IV secolo a.C. quando Aristotele
comincia a parlare di immagini invertite dovute alla luce passante attraverso
un foro:
“I raggi del sole che passano per un'apertura
quadrata formano un’immagine circolare la cui grandezza aumenta con l'aumentare
della distanza dal foro”. Aristotele
(384-322 a.C)
Aristotele osservò l’immagine che il sole in
eclissi parziale proiettava sul terreno attraverso i fori di uno staccio e gli
squarci tra il fogliame di un platano notando che quanto minore era il foro
tanto più nitida si formava l’immagine.
Furono gli arabi tra il X e l’ XI sec. a realizzare
la prima camera obscura , in particolare il
filosofo-astronomo Alhazen Ibn
Al-Haitam, il quale diede una descrizione più chiara
del fenomeno. Egli la utilizzò per poter studiare un’eclissi di sole e nel suo
libro di ottica riportò quanto segue:
“Se l’immagine del sole al momento di un’eclisse,
purché questa non sia totale, cade attraverso un forellino rotondo su di
una superficie piana opposta, essa avrà la forma di una mezzaluna. L’immagine
del sole rivela questa proprietà solo quando il foro è molto piccolo”.
Camera
obscura rappresentata come se fosse un occhio, agli
inizi del '500.
Il concetto fu poi ripreso da Leonardo da Vinci il
quale, nel Codice Atlantico, paragonava il funzionamento della camera oscura a
quello dell’occhio.
Nella seconda
parte mi sono concentrato sugli aspetti tecnici mostrando fotocamere stenopeiche che si trovano in commercio, scatole stenopeiche autocostruite e
fotografie stenopeiche ottenute su carta fotografica
in bianco e nero.
APPARECCHIO PER RIPRESE MEDIANTE FORO STENOPEICO
Per costruire una macchina a foro stenopeico è
sufficiente disporre di una scatola il cui coperchio, una volta chiusa, sia a
tenuta di luce. Il funzionamento di questa macchina è indipendente sia dalla
forma che dalle dimensioni della scatola. Per ottenere immagini più nitide è
necessario dipingere le pareti interne con tinta nero opaco per ridurre il
fenomeno della riflessione interna dei raggi che, colpendo le pareti chiare,
danneggerebbero la fotografia.
Per effettuare la ripresa fotografica è necessario
praticare un piccolo foro nella parete della scatola dal quale entrerà la luce
necessaria ad impressionare il materiale fotosensibile. Il piccolo foro fungerà
da obbiettivo e dovrà essere praticato su di un materiale non trasparente, ma
di minimo spessore, come ad esempio l’alluminio per alimenti (o lamiera molto
sottile), il quale ha il vantaggio di essere estremamente sottile e non fibroso
come invece è la carta. Se il foro stenopeico è sufficientemente piccolo,
permetterà il passaggio “virtualmente” di un solo raggio per ciascun punto
illuminato del soggetto e, più precisamente, di quel raggio la cui traiettoria
non incontra la parete frontale della macchina o si disperde attorno ad essa. I
raggi luminosi che entrano nella macchina attraverso il foro stenopeico formano
un’immagine capovolta alto-basso ed invertita destra-sinistra rispetto al
soggetto reale; per registrare tale immagine è necessario collocare il
materiale sensibile contro la parete opposta al foro, con l’emulsione rivolta
verso il foro.
SVANTAGGI DEL FORO STENOPEICO
Lavorare con una fotocamera a foro stenopeico, cioè
con una attrezzatura minimalista, ha i suoi pregi, affascinanti, ma anche i
suoi svantaggi. Elenchiamo i principali problemi che vanno affrontati:
-
Tempi di posa lunghi anche con
pellicole molto sensibili, che spesso incappano nel difetto di reciprocità
(effetto Schwarzschild) allungandosi ulteriormente;
-
è praticamente impossibile fotografare
a mano libera anche in pieno sole;
-
una non perfetta nitidezza d'immagine;
il difetto è poco percepibile nelle stampe a contatto ma assai marcato
ingrandendo il fotogramma. Questo “difetto" è la caratteristica di questo
genere di fotografia;
-
inquadrare il soggetto da fotografare
risulta piuttosto difficile in particolare usando focali medio-lunghe.
VANTAGGI DEL FORO STENOPEICO
Ciò nonostante i vantaggi giustificano largamente
l'uso di tale mezzo di ripresa, tant'è che Ansel Adams ha amato e usato
tantissimo il foro stenopeico. I vantaggi offerti dal foro stenopeico sono:
-
nonostante la non perfetta nitidezza
l'immagine risulta sempre leggibile, da zero a infinito;
-
non è assolutamente necessario che la
pellicola sia planare tantomeno parallela al piano dell'ottica;
-
il foro, a parità di focale, copre
formati di pellicola di maggior dimensione; cosa che permette la costruzione di
super grandangolari per fotocamere che utilizzano pellicole di grande formato;
-
qualunque scatola o recipiente a tenuta
di luce può essere trasformato in una fotocamera a foro stenopeico.
L’incontro si è concluso con l’osservazione di
scatti d’Autore e fotografie dell’artista Paolo Gioli.
Grazie a tutte le persone intervenute.
Ilenio Celoria